Borghi (Federazione Moda Italia): “Servono contributi a fondo perduto, moratorie fiscali e contributive”
“A fronte di 115mila punti vendita in Italia (del fashion, ndr), stimiamo che un 10% circa sia costretto ad arrendersi a questa crisi”. Il grido di allarme è stato lanciato, ancora una volta, da Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia che il 21 aprile è intervenuto ai microfoni di Radio 24 durante la trasmissione Focus Economia. La chiusura dei punti vendita va di pari passo con la perdita di occupazione per circa 30mila persone.
All’origine di queste previsioni ci sono dei dati di fatto. La riapertura degli store al termine del lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19, avviene infatti in uno scenario difficile: basti pensare che il 2019 si è chiuso con un saldo di chiusure negativo di 3.500 punti vendita.
Leggi anche:
Borghi (FederModa): “A rischio la stabilità finanziaria dei punti vendita della moda”
“Noi abbiamo comprato i capi primaverili circa otto mesi prima della stagione. Adesso ci troviamo in negozio la merce ancora incellofanata, che dobbiamo pagare. Inoltre, abbiamo già confermato gli ordini per la stagione autunno inverno 2020-2021: abbiamo degli obblighi nei confronti dei fornitori. Siamo dentro una tempesta perfetta e non ci sono state lanciate le ciambelle di salvataggio”, ha dichiarato Renato Borghi durante il suo intervento.
E poi ha aggiunto: “I famosi 400 miliardi di euro promessi, in realtà sono un prestito e quindi un debito, non una risposta. La risposta può essere solo l’erogazione di contributi a fondo perduto e se questo non fosse proprio possibile perlomeno che la restituzione sia prevista in 10 o 20 anni. Vogliamo moratorie fiscali e contributive almeno fino al 30 settembre e chiediamo una sorta di svalutazione del magazzino: credito d’imposta per la merce che abbiamo comprato del 60% del loro valore. Siamo delusi ed anche arrabbiati”.