Borghi (FederModa): “Hanno rottamato i voucher, ma serve una soluzione concreta e legale in tempi rapidi”
Con l’arrivo della stagione estiva e il boom dei lavori stagionali si torna a parlare di voucher che venivano utilizzati anche dalle imprese del commercio, del turismo e dei servizi per remunerare l lavoratori occasionali. In merito alla vicenda, in una nota stampa Confcommercio ribadisce la necessità di “prevedere subito un nuovo strumentopur rafforzato nei controlli e verificato attraverso la tracciabilità piena con una piattaforma dedicata. […] Rimane però fondamentale rendere accessibile alle imprese di tutte le dimensioni, non solo fino a cinque dipendenti e con un tetto di 5.000 euro annui per impresa, la possibilità di remunerare legittimamente quelle attività occasionali che oggi non hanno alternative efficaci”.
La vicenda dei voucher coinvolge anche quanti operano nel commercio della moda, per questo Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia auspica che il Governo trovi quanto prima una soluzione in merito a questo strumento, senza limitarsi a una semplificazione del lavoro intermittente. «A distanza di oltre due mesi dalla loro ‘rottamazione’, urge una soluzione valida per tutti. Anche nel nostro settore le prestazioni saltuarie e occasionali servono a far fronte a emergenze improvvise non solo dei punti vendita di piccole dimensioni ma anche di quelli più strutturati e organizzati. Serve uno strumento concreto e legale per rispondere con efficacia a situazioni impreviste come, ad esempio, particolari picchi di lavoro, manifestazioni fieristiche e campionari. Il nostro lavoro non può permettersi un vuoto normativo o strumenti che non rispondono pienamente alle esigenze di tutte le imprese. Riteniamo che vada fatto uno sforzo sull’operatività, la tracciabilità, la semplificazione ed il controllo per garantire una soluzione definitiva».
I voucher rappresentavano lo 0,23% del totale del costo lavoro in Italia e i numeri dell’Inps confermano che la quasi totalità dei prestatori percepiva meno di 1000 euro l’anno. Inoltre circa il 70% di queste persone erano lavoratori non esclusivi, per i quali il voucher rappresentava una opportunità di ulteriore guadagno, non la fonte principale del proprio reddito.