In Italia nei settori commercio e turismo l’abusivismo vale 22 mld di euro
È di 22 miliardi di euro, il fatturato sviluppato dall’abusivismo in Italia nel commercio e nel turismo. Il dato è pari al 14% del giro d’affari realizzato dai due settori insieme.
Per lo Stato, invece, il danno erariale ammonta a 11,5 miliardi di euro per il mancato gettito fiscale e contributivo: se le attività abusive fossero azzerate, l’Erario recupererebbe abbastanza entrate per finanziare un cospicuo taglio dell’Irpef. Ci guadagnerebbe anche l’occupazione: la regolarizzazione farebbe emergere 32mila posti di lavoro aggiuntivi.
Sono questi alcuni numeri che emergono da uno studio realizzato da Confersercenti.
Le elaborazioni rivelano che per la vendita al dettaglio di abbigliamento e calzature, l’abusivismo provoca una perdita di fatturato pari a 3,3 miliardi di euro.
Mentre si a attesta a 700 milioni di euro, il valore relativo alle vendite online: nel 2016 sono state denunciate oltre 151mila frodi o truffe informatiche.
I consumatori vengono truffati via web in ogni parte d’Italia, anche se le denunce arrivano con maggiore frequenza soprattutto dalle province del nord.
Complessivamente si stima che oltre un consumatore su quattro (25,6%) si sia trovato a comprare almeno una volta un prodotto o un servizio illegale o contraffatto sul web. Ad essere colpiti da contraffazione e abusivismo online sono soprattutto elettronica, moda – in particolare capi di lusso o grandi firme – ma anche farmaci ed integratori, con gravi rischi per la salute pubblica.