Export: nel 2023 il lusso italiano potrebbe superare i 18 mld (+75%)
Nei prossimi sei anni, l’export dei prodotti italiani belli e ben fatti (BBF) verso i nuovi mercati potrebbe raggiungere i 15 miliardi di euro (+40%). Le stime più ottimiste mostrano addirittura un incremento del 75% per un giro d’affari superiore ai 18 miliardi.
I prodotti italiani BBF sono quelli dell’alimentare, della moda e dell’arredo con un prezzo delle esportazioni più alto almeno del 20% rispetto ai concorrenti mondiali.
È quanto emerge dal rapporto “Esportare la dolce vita” realizzato dal Centro studi di Confindustria e di Prometeia e presentato il 20 giugno a Milano in occasione del Luxury Summit organizzato da Il Sole 24 Ore.
Lo studio analizza 30 mercati dove, entro il 2023, la quota dei consumatori definiti come “nuovi ricchi” salirà a 660 milioni contro i 486 milioni del 2017. In termini dinamici la variazione assoluta è di oltre 174 milioni di nuovi consumatori potenziali per il BBF italiano.
Cina e Russia ed Emirati Arabi Uniti costituiscono il gruppo di mercati top premium per il BBF, ossia mercati nei quali si può contare su bacini consistenti di domanda e contemporaneamente disponibilità a pagare prezzi adeguati per i prodotti italiani di qualità.
A questi si aggiungono tre mercati in decollo: Arabia Saudita, Messico e Malesia. Ma esiste anche un gruppo di paesi in cui, a fronte della disponibilità a pagare prezzi elevati, la dimensione del mercato BBF è ancora relativamente modesta come la Thailandia e il Brasile. Ciò segnala una “disponibilità a spendere” cui ancora non corrisponde una quantità domandata adeguata, e dunque margini potenziali di mercato interessanti.
A livello settoriale, l’analisi svolta dal Rapporto mostra che, tra i top premium, la Cina è ancora un mercato con ampie prospettive di espansione per l’export di Moda e l’Arredo.
Russia ed Emirati Arabi Uniti sono invece in una fase suscettibile di forte miglioramento per quanto riguarda il BBF Alimentare.
Si vanno tuttavia profilando diversi fattori di rischio al ribasso. Il primo è rappresentato dalla spirale protezionistica dei rapporti commerciali tra gli USA e i principali partner. Inoltre, fattori di rischio per le prospettive di crescita di vari paesi emergenti riguardano il possibile inasprirsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente e Asia. Anche l’evoluzione del sistema di sanzioni alla Russia è un elemento di incertezza da considerare nella valutazione dei risultati dell’analisi.
Alcuni fattori, invece, potrebbero influire in senso positivo sulle previsioni di export presentate. Tra queste si distingue il provvedimento del Governo cinese che prevede a partire dal primo luglio 2018 la riduzione dei dazi all’import per oltre 650 prodotti del BBF (dell’Alimentare, della Moda e dell’Arredo) e l’accordo di libero scambio della UE con il Mercosur, in fase avanzata di negoziazione, che punta ad affermare una significativa apertura dell’area attraverso il superamento di molti degli attuali ostacoli commerciali.