Dopo il DL Rilancio, FederModa chiede emendamento per svalutazione magazzini
La pubblicazione del DL Rilancio sulla Gazzetta Ufficiale offre a Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia, l’assist per riportare all’attenzione delle istituzioni il settore moda, “dopo che si sono dimenticate di noi nell’elenco dell’art. 61 del Decreto ‘Cura Italia’”, si legge in una nota stampa diffusa dalla Federazione subito dopo la pubblicazione del Decreto Rilancio. Un comparto, quello del fashion retail, che conta 115mila punti vendita che danno lavoro a 313mila addetti.
In particolare, nella nota stampa Borghi si augura che “le Camere diano finalmente un forte segnale, accogliendo il nostro emendamento sulla svalutazione dei magazzini, con la concessione di un credito d’imposta del 60% ai prodotti rimasti invenduti causa Covid-19”.
Secondo il presidente e l’associazione che guida, però, sarebbe più corretto chiamare il Decreto Rilancio “Decreto Sussistenza” perché “per rilanciare la nostra economia, serve una visione di medio-lungo periodo: necessita far ripartire lavori pubblici e occorrono innovazione, sburocratizzazione, infrastrutture e una vera riforma fiscale, come da tempo chiede il Presidente Sangalli”.
Tuttavia, Federazione Moda Italia riconosce che il DL Rilancio “fornisce sicuramente risposte alle nostre richieste, a partire dalla soppressione delle clausole di salvaguardia che avrebbero fatto scattare l’aumento dell’Iva nel 2021; ma soprattutto per i contributi a fondo perduto per le imprese, come le nostre, con ricavi inferiori a 5 milioni di euro e, questa volta, speriamo senza burocrazia; l’annullamento del versamento del saldo 2019 e della prima rata di acconto dell’IRAP; l’estensione temporale e delle tipologie di immobili ad uso non abitativo del credito d’imposta del 60% sui canoni di locazione oltre che del 30% all’affitto d’azienda; la proroga dei versamenti contributivi e fiscali al 16 settembre; l’estensione della cassa integrazione in deroga ed anche l’attenzione che avevamo chiesto per i pagamenti degli avvisi bonari; per finire con la piccola concessione dell’indennizzo di 600 euro passato a 1000 per il mese di maggio“.