Fase 2: il 94% dei negozi di abbigliamento ha riaperto e il 53% è ottimista sul futuro
A due settimane esatte dalla Fase 2, l’82% delle 800mila imprese del commercio e dei servizi di mercato presenti in Italia ha riaperto, ma circa il 30% rischia la chiusura. È quanto emerge dall’indagine di Confcommercio, realizzata in collaborazione con Swg, svolta sulle prime due settimane di riapertura per le imprese dei settori ristorazione e bar, abbigliamento, altre attività del commercio al dettaglio e dei servizi su un panel di 759mila imprese.
Più precisamente, ha riaperto il 94% dei punti vendita di abbigliamento e calzature, l’86% in altre attività del commercio e dei servizi e solo il 73% dei bar e ristoranti. Il lato positivo dell’indagine è dato dall’incremento delle aperture dalla prima alla seconda settimana. Tuttavia, il 18% delle imprese che potevano riaprire non l’ha ancora fatto. I motivi della mancata riapertura riguardano soprattutto l’adeguamento dei locali ai protocolli di sicurezza sanitaria.
In generale, tra le imprese che hanno riaperto, la gestione dei protocolli di igienizzazione-sanificazione e la riorganizzazione degli spazi di lavoro sono state svolte senza particolari difficoltà, sebbene nella seconda settimana emerga qualche problema aggiuntivo rispetto alla settimana precedente, a conferma dell’impressione che la voglia di riaprire implichi, in qualche caso, una comprensibile sottovalutazione di alcune difficoltà.
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Le note negative emergono dall’autovalutazione degli intervistati sul giro d’affari: nella seconda settimana il 68% degli imprenditori dichiara che i ricavi delle prime due settimane sono inferiori alle aspettative. La stima delle perdite di ricavo rispetto ai periodi normali per oltre il 60% del campione è superiore al 50%.
I valori sono analoghi anche per i titolari dei punti vendita di abbigliamento: per il 60% infatti gli incassi delle prime due settimane sono stati inferiori di oltre il 50% rispetto al periodo pre Covid, mentre per il 35% il calo è stato superiore al 10%.
Il 44% delle imprese del totale campione ha usufruito degli indennizzi come il bonus di 600 euro, ma è ancora estremamente bassa la quota di chi ha ottenuto prestiti garantiti o fruito della cassa integrazione che appare, invece, sottoutilizzata. Nel panel, infatti, prevalgono le ditte individuali. Infatti, solo due quinti delle micro-imprese presenta addetti e, quindi, solo questa frazione avrebbe avuto necessità della Cig in deroga.
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Infine, per il 28% delle imprese che hanno riaperto, rimane elevato il rischio di chiudere definitivamente a causa delle difficili condizioni di mercato, ma per il 52% esclude che possa accadere. Il dato sale al 53% nel canale dell’abbigliamento.