Federazione Moda Italia: a luglio/agosto vendite mediamente in calo del 17%
Nei mesi di luglio e agosto il 62% delle imprese al dettaglio associate a Federazione Moda Italia ha registrato vendite in calo rispetto allo stesso periodo del 2019. Per il 22% delle attività commerciali il business ha mantenuto un trend stabile rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre solo per il 16% si è verificato un incremento. Questi sono alcuni dei dati emersi dal sondaggio svolto da Federazione Moda Italia resi noti in concomitanza con il lancio del Fashion & High Street Report 2020. Il calo medio registrato è del 17% con posizioni più critiche nei centri delle grandi città, che hanno sofferto di più rispetto alle periferie, ai centri minori e alle località turistiche, dove si è registrata qualche soddisfazione.
Le elaborazioni di Federazione Moda Italia prevedono per la fine dell’anno un calo di fatturato di 5,7 mld di euro, pari al 75% dei proventi derivanti dallo shopping tourism che nel 2020 ha subito una battuta d’arresto a causa della pandemia di Covid-19. Questa perdita, sommata alla diminuzione delle vendite relative al mercato interno, potrebbe provocare la chiusura di 17mila punti vendita del settore moda.
“Siamo molto preoccupati perché lo stallo degli arrivi di turisti e l’eccessivo utilizzo di smartworking hanno portato ad un cortocircuito dei flussi soprattutto nei centri delle maggiori città“, afferma Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio. “Ma siamo altrettanto convinti che, non appena, si allenteranno i timori, con la ripresa in presenza di scuole, università e attività pubbliche e private a pieno regime, il nostro Paese saprà ripartire. […] Il comparto retail, già influenzato dalla concorrenza del web è una tra le principali vittime del Covid-19. Per far riprendere il settore, dunque, dobbiamo cercare di far rivivere i nostri centri, acquistando nei negozi di prossimità […]. Tuttavia servono contributi a fondo perduto e una liquidità pronta e veloce, oltre ad una necessaria riforma fiscale, per la tenuta del mercato. Le banche devono poi essere al servizio di tutti coloro che fanno impresa e non soltanto di chi può già permetterselo. Resta, infine, quanto mai urgente una seria riflessione sui tempi della moda e sui rapporti di filiera, nell’interesse superiore del Made in Italy”.