Netcomm: gli eshopper chiedono ai negozi di vicinato di adottare nuove forme di vendita
Dopo il lockdown, gli eshopper italiani continuano a esplorare nuove categorie di acquisto online: il 36,4% (+1,8% rispetto ad aprile) ha pensato di acquistare online prodotti che prima aveva sempre comprato in negozio; il 25% (23,3% ad aprile) ha fatto la spesa online; tuttavia, il 42% dei consumatori digitali però ritiene che i prezzi siano più alti (erano il 28% ad aprile).
Sul fronte dei pagamenti, già durante il lockdown, spinti dalla necessità di assicurare il distanziamento fisico, molti titolari di negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali: carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali (14% circa) e app su smartphone (14,7%). Viceversa, il contante è utilizzato da quasi il 30%.
In virtù di questo cambiamento nelle abitudini di acquisto e pagamento il 53% degli eshopper chiedere ai negozi tradizionali di quartiere di sfruttare questo momento per cambiare in maniera permanente, adottando nuove forme di vendita e di dialogo, procedendo all’integrazione dei canali digitali e fisici ed eliminando il contante: il 49% degli utenti vorrebbe infatti ordinare i prodotti a distanza e riceverli direttamente a casa; il 43% ritirare rapidamente nello store la merce comprata online e il 33% pagare solo con carte/smartphone.
Sono queste alcune delle principali evidenze emerse in occasione dell’edizione speciale di Netcomm Forum Live, organizzato in collaborazione con NetStyle e TUTTOFOOD Milano e in scena online nelle giornate del 7 e dell’8 ottobre.
La domanda di cambiamento avanzata dagli eshopper si scontra, però, con un contesto dove, secondo Netcomm, su circa 280 insegne di diversi settori, solo il 79% possiede un canale e-commerce attivo e solo il 37% è abilitato al ritiro o al reso in store di prodotti acquistati online.
Per Netcomm, sono fondamentalmente tre le cause che rallentano lo sviluppo dell’e-commerce da parte di retailer medio-piccoli: i costi troppo elevati di gestione (32%), le difficoltà nel gestire gli aspetti inerenti alla logistica (28%) e la mancanza di competenze in materia di e-commerce (28%). Per quanto riguarda invece i marketplace, un elemento di criticità è rappresentato dalla non convenienza rispetto al posizionamento del prezzo seguita dai problemi legati alla gestione della logistica e dalle commissioni sulle tassazioni molto elevate.
Nonostante queste difficoltà, sia durante il lockdown sia nel periodo immediatamente successivo, il tasso di soddisfazione dell’esperienza di acquisto online è rimasto elevato: in una scala da 1 a 10 a settembre si è registrato un gradimento da parte dei consumatori online dell’8,5.