DL Ristori: Confindustria Moda chiede di inserire tra i beneficiari i codici Ateco esclusi
Confindustria Moda esprime il suo disappunto in merito al DL del 9 novembre 2020, n.149, noto come “Decreto Ristori”. In particolare, all’associazione non piace l’esclusione dai fondi previsti dal DL di “alcune attività commerciali importanti per la vendita di prodotti per la persona” che in questo momento stanno affrontando parecchie difficoltà. Confindustria Moda si riferisce all’esclusione delle attività dei codici Ateco del commercio al dettaglio di biancheria personale, maglieria, camicie (47.71.30) e del commercio al dettaglio di calzature e accessori (47.72.20).
“Questa esclusione danneggia ulteriormente le aziende italiane del tessile e calzaturiero, che già fronteggiano una situazione economica particolarmente critica“, si legge in una nota stampa diffusa oggi, venerdì 13 novembre da Confindustria Moda. “È cruciale emendare il testo della legge affinché tutte le categorie possano continuare a vendere i propri prodotti, sia per tutelare l’occupazione e la sopravvivenza delle aziende, sia per assicurare un approvvigionamento di beni essenziali alla persona”.
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Sulla base dei dati economici, il settore della moda potrebbe registrare un crollo di 29 miliardi, per questo Confindustria Moda ribadisce:
“È necessario non tralasciare alcun possibile canale commerciale per tutelare tutto il settore nel complesso, in quanto il tessuto economico di Confindustria moda è prevalentemente composto da piccole e medie imprese fortemente interconnesse, che creano la filiera integrata a monte e a valle che ci contraddistingue nel mondo”, conclude la nota.