In Francia spopola la petizione #NoëlSansAmazon a favore del piccolo commercio
#NoëlSansAmazon (#natalesenzaamazon) è l’hashtag o meglio l’impegno lanciato in Francia, attraverso una petizione, da esponenti del mondo politico, culturale, economico insieme a numerose associazioni di categoria.
Nel testo i membri del Collettivo #NoëlSansAmazon, di cui fanno parte, tra gli altri, anche la sindaca di Parigi e la Confédération des commerçants de France, si rivolgono a Babbo Natale per chiedere provvedimenti e leggi contro la piattaforma la cui attività danneggia l’economia nazionale.
Dai firmatari, infatti, Amazon viene definita “società predatrice di posti di lavoro”: “ogni posto di lavoro creato in Amazon distrugge dai 2,2 ai 4,6 posti di lavoro sul territorio”; “predatrice del commercio” e “predatrice della terra (contando i magazzini Amazon attualmente in fase di progettazione, la società da sola occuperà 2.000.000 mq di terreno in Francia, l’equivalente di 185 campi di calcio)”.
I firmatari si impegnano quindi a passare un #NoëlSansAmazon, senza cioè una società “che è esente da imposte in Francia e in molti dei nostri vicini europei, non paga nemmeno l’IVA, mentre realizza un fatturato di 7,7 miliardi di euro solo in Francia. (Un Natale) senza questa società, che pretende di aiutare le piccole imprese francesi a vendere di più, quando applica una commissione del 15% su ogni vendita e le società francesi rappresentano solo il 4,7% dei 210.000 venditori registrati su Amazon.fr“.
La petizione, però, non è solo un j’accuse contro Amazon, ma è anche un invito ai francesi a rivolgersi ai “negozi locali, a quelli in città e nei centri cittadini […]. Fortunatamente, esistono alternative ad Amazon per un e-commerce responsabile, come i dispositivi “click & collect” collegati ai commercianti locali e alle piattaforme locali di shopping online […]. Ci sono molte alternative tra cui scegliere”.
La petizione si conclude con la richiesta di un regalo particolare a Babbo Natale: il collettivo #NoëlSansAmazon chiede “leggi. Leggi che vietano la costruzione di nuovi magazzini giganti. Leggi che mettono fine alla concorrenza sleale e all’ingiustizia fiscale tra i giganti digitali e le imprese fisiche e locali […]. Leggi che finalmente tassano gli enormi profitti di Amazon, i cui proventi potrebbero essere utilizzati per costituire un fondo per mantenere le imprese locali. Leggi che sono utili alla nostra economia […]. Soprattutto, soprattutto, i leader politici che osano affrontarlo, che osano condurre la battaglia contro queste enormi corporazioni che pretendono di essere una potenza maggiore degli Stati e delle organizzazioni internazionali. Attraverso il loro atteggiamento di laissez-faire, questi leader sono ora complici”.