Il fashion retail della Campania protesta contro la zona rossa e mette in vetrina la lingerie
Sono circa 800 i negozi di abbigliamento, calzature e gioielleria che in Campania da martedì 6 aprile hanno alzato la saracinesca per protestare, in modo pacifico, contro le chiusure imposte dalla zona rossa.
Si tratta di una protesta gentile, come è stata definita da alcuni organi di stampa: nelle vetrine dei loro store, infatti, i titolari hanno sostituito abiti, calzature e gioielli con lingerie, corsetteria, articoli di abbigliamento per bambini e capi sportivi, categorie di prodotto la cui vendita al dettaglio, attualmente, è consentita dai vari provvedimenti legislativi. Al contrario, la vendita degli articoli che rappresentano il core business di queste attività commerciali, continuerà a essere svolta online.
L’iniziativa è stata lanciata da Federmoda-Confcommercio Campania che, con questa operazione, vuole “far riflettere su come non è la categoria merceologica a poter decidere il destino delle nostre attività commerciali, ma la sicurezza e il rispetto delle norme anti Covid nei luoghi dove vendiamo”, dichiara in una nota stampa Roberta Barelli, presidente di Federmoda Campania. “Se ci chiudono perché vendiamo abiti o gioielli, noi mettiamo in vetrina mutande. La protesta andrà avanti ad oltranza, o comunque fino a quando le disposizioni non cambieranno. Da oggi stiamo aperti e continueremo a farlo. È chiaro che non sarà la vendita di lingerie a salvarci, dobbiamo pagare fitti e utenze a fronte di sostegni a dir poco irrisori. È un modo per difenderci, restiamo aperti e i nostri clienti potranno comprare la merce che vendiamo abitualmente, ma online”.
Gli imprenditori del fashion retail che hanno deciso di aderire a questa iniziativa per evitare sanzioni hanno aggiunto al codice Ateco anche i numeri che rappresentano i negozi di intimo, di abbigliamento per bambini o di articoli sportivi che, in base ai provvedimenti in vigore, possono restare regolarmente aperti anche in zona rossa.