Fashion Retail: 4 step per restare competitivi nel periodo post-pandemia
Intervenendo al webinar “Retail e Pandemia: qual è il futuro del settore moda?”, organizzato il 7 luglio dall’agenzia World Capital, il segretario generale di Federazione Moda Italia Massimo Torti ha proposto quattro linee di azione per i negozi di moda che vogliono rimanere competitivi nel periodo post-Covid: imparare a misurare le proprie performance; sviluppare una strategia offline, possibilmente aggiornando il concept del negozio fisico, oltre a quella online, utilizzando anche e soprattutto i canali social; selezionare, formare, gestire e motivare il personale. «Queste scelte – afferma Torti – potranno motivare i giovani a entrare nel settore, giovani che saranno sempre più professionisti della vendita 4.0, se sapranno essere fan del proprio negozio e del proprio brand».
Fra i trend del settore, Torti ne ha individuati tre in particolare, che l’iperconnessione e le restrizioni alla mobilità, con la conseguente chiusura dei negozi moda, hanno trasformato in nuove abitudini di acquisto: la riscoperta dei negozi di prossimità; la ricerca della sicurezza sanitaria e la scelta preferenziale per un tipo di abbigliamento confortevole. Torti ha rilevato sostanzialmente due cambiamenti epocali in seguito alla pandemia: il consumatore è sempre più “consumattore” e il retail è sempre più orientato a un mix di vendita tra il fisico e il digitale.
A proposito di online, da una ricerca effettuata da Federazione Moda Italia, se nel 2019 solo il 14,4% delle imprese del retail moda aveva associato l’e-commerce alla vendita tradizionale, nel 2021 la percentuale è salita al 51,2%. Anche e soprattutto grazie ai social, in particolare Instagram, che dal 30,3% degli intervistati è stato utilizzato più del sito web personale. Canale, quest’ultimo, che è stato usato dal 21,2% del panel, seguito da Whatsapp, con il 16,7% e Facebook, con il 13,6%.
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Quanto ha pesato l’online, infine, per superare la pandemia e rimanere competitivi? Molto poco, per il retail tradizionale: il 53% non ha riscontrato vendite online sia perché non aveva aperto l’e-commerce sia perché si era appena approcciato al canale. I retailer più strutturati, invece, hanno guadagnato per oltre il 50% dalle vendite online (ma si parla del 4% delle imprese interpellate). Per chi vuole affacciarsi al commercio elettronico, la Federazione mette a disposizione una checklist che fornisce tutte le istruzioni per la verifica della conformità del proprio sito e-commerce alle normative vigenti nel settore moda.
In base ai dati diffusi durante il webinar dal segretario di Federazione Moda Italia, la pandemia da Covid-19 ha provocato 20 miliardi in meno a livello di consumi e ha fatto abbassare definitivamente le saracinesche di 20mila punti vendita. Attualmente, inoltre, sono a rischio 50mila addetti. Si tratta di numeri che pesano su un comparto che, con 115mila punti vendita e 313mila addetti, è uno dei settori più importanti in Italia.
Durante il lockdown, nel 2020, i negozi di moda sono stati chiusi, per decreto, per 138 giorni, pari al 35% della loro attività lavorativa.