Materie prime: continua l’aumento dei prezzi. In agosto cotone a +35% e lana a +42%
Continuano ad aumentare i prezzi delle materie prime della filiera tessile & abbigliamento (T&A). Il fenomeno, iniziato nell’ultimo scorcio del 2020, è proseguito durante l’anno in corso, accentuandosi nei mesi estivi.
Ad agosto, ad esempio, l’indice sintetico SMI presenta una crescita del 35,2% in euro (+34,5% in US$) rispetto allo stesso mese del 2020.
Più precisamente, il cotone – come certifica l’indice A di Cotton Outlook – ha registrato un aumento tendenziale del 31,2% (in euro). A fine agosto, l’indice A ha segnato un picco, che lo ha portato a quota 103,7: era dal febbraio 2012 che tale indice non sfondava il valore 100.
L’indice Awex Eastern per le lane ha chiuso il mese di agosto a +42% in euro rispetto ad agosto 2020; allo stesso tempo le fibre sintetiche (poliestere, nylon, acrilico) crescono del 51,6%, le artificiali (viscosa) del +19,3% (in euro). Infine, ad agosto, sulla piazza di Como la seta greggia ha sperimentato un aumento di oltre il 30% su base tendenziale.
Gli aumenti dei prezzi riguardano sia le materie prime sia diversi prodotti chimici utilizzati nella manifattura tessile, specie nelle fasi di nobilitazione e finissaggio di filati e tessuti.
Tra questi, sulla base delle rilevazioni effettuate dalla Camera di Commercio di Milano (con riferimento ai prezzi all’ingrosso) si segnalano le impennate che hanno subito alcune sostanze come: l’acido acetico glaciale 99-100%, che rileva un valore triplicato, passando da 510 euro/tonnellata medi ai primi di settembre 2020 ai 1.500 medi dei primi di settembre 2021; l’ammoniaca soluzione 28° BÉ, che ha sperimentato una variazione del +39% su base tendenziale (passa da 295 euro medi a tonnellata rilevati ai primi di settembre 2020 a 410 euro medi alla tonnellata rilevati ai primi di settembre 2021) e l’urea tecnica, che cresce del 55,8%, passando dai 385 euro medi a tonnellata rilevati ai primi di settembre 2020 ai 600 rilevati ai primi di settembre 2021.
Gli aumenti dei prezzi delle materie prime e dei prodotti chimici si spiega con una domanda che risulta eccessiva per il periodo, dovuta alla ripartenza delle attività economiche e della richiesta dei mercati internazionali di prodotti Made in Italy. Purtroppo le forniture base derivano da paesi che non sono ancora tornati attivi al 100% dopo i fermi della pandemia e questo ha scatenato rincari così pesanti sia per fibre che per sostanze chimiche e servizi legati alla logistica dei trasporti.
“Gli aumenti di materie prime e sostanze chimiche indispensabili nella nostra filiera creano ulteriori difficoltà, in questo momento così complesso nel nostro settore”, evidenzia il presidente uscente di SMI Marino Vago. “I rincari impattano anzitutto sul cosiddetto “monte della filiera” che in questi anni sta affrontando le maggiori difficoltà tra blocchi e aumenti che riguardano tutte le materie prime, le sostanze chimiche ed anche i servizi di logistica. Tutta la filiera deve essere compatta nell’affrontare questi problemi insieme e i costi dovranno inevitabilmente essere spalmati su tutti gli attori dal monte al valle della nostra produzione, per la tenuta della nostra unicità di Made in Italy”.