SMI: verso la creazione di un sistema collettivo EPR per la gestione dei rifiuti provenienti dal fashion
Il 25 novembre, durante un’audizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, Sergio Tamborini, presidente di Sistema Moda Italia (SMI) ha presentato ai parlamentari il progetto in atto per la creazione di un consorzio di imprenditori italiani per la gestione ottimizzata dei rifiuti provenienti dal mondo moda.
SMI e Fondazione del Tessile Italiano saranno soci fondatori, promotori e garanti di un Consorzio no-profit di produttori che dovrebbe operare nell’ambito dell’eventuale regime EPR italiano (EPR – Extended producer responsability). Questo progetto potrà costituire un decisivo contributo per un maggiore livello di sostenibilità della filiera e un concreto supporto per le aziende che dovranno affrontare un quadro normativo completamente nuovo. In un quadro simile, potrebbero essere numerosi i vantaggi in termini di potenziamento delle attività di riuso e riciclo di tali prodotti, a patto che le aziende dei comparti coinvolti possano disporre di un sistema collettivo EPR formato esclusivamente dai produttori, per gestire in modo efficiente gli obblighi normativi che ne deriveranno.
Il settore Tessile & Abbigliamento (T&A) è al centro dell’azione UE per la transizione verso un modello di crescita più sostenibile, in quanto considerato “ad alta intensità di risorse”. La Commissione europea ha introdotto misure volte a conseguire livelli elevati di raccolta differenziata dei rifiuti tessili a partire dall’inizio del 2025 (Dir. 2018/851/UE), termine che la normativa italiana di attuazione ha anticipato all’01/01/2022.
Alla Commissione parlamentare, Sergio Tamborini ha illustrato la strategia SMI per il riutilizzo e il riciclo dei rifiuti tessili e dell’abbigliamento, commentando il position paper di SMI sull’opportunità dell’introduzione di un regime di responsabilità estesa del produttore (EPR – Extended producer responsibility) per prodotti tessili, dell’abbigliamento, calzature e pelletteria, inviato al ministero della Transizione Ecologica nell’ambito della consultazione sull’Economia circolare conclusa il 30 novembre.
Il documento indica innanzitutto il perimetro del “regime EPR”, che dovrebbe comprendere i prodotti tessili finiti (abbigliamento, tessili per la casa e per hospitality, calzature e articoli di pelletteria, altri prodotti tessili destinati a uso domestico o professionale) e, solo per la parte destinata direttamente alla vendita a utenti finali, i prodotti tessili semilavorati. In secondo luogo definisce produttore non soltanto le imprese italiane, ma anche gli importatori e coloro che, dall’estero, vendono prodotti tessili direttamente agli utenti finali.
Il terzo punto fondamentale del documento riguarda la regolamentazione delle vendite a distanza, prevedendo un coinvolgimento dei canali di vendita a distanza, delle piattaforme web e dei marketplace. Seguono, la disciplina dei Sistemi di gestione dei produttori, che, quando costituiti su base collettiva, dovrebbero essere partecipati obbligatoriamente dai soli produttori, senza imporre necessariamente la presenza dei distributori o degli operatori della raccolta e del trattamento dei rifiuti; l’organizzazione della raccolta differenziata della frazione tessile attraverso un Centro di coordinamento dei Sistemi dei produttori operante per l’ambito urbano e attraverso raccolte selettive volontarie svolte parallelamente al servizio pubblico; l’uso oculato e programmato delle risorse del PNRR, che dovrebbero essere indirizzate anche all’avvio dei Sistemi dei produttori nell’ambito del “regime EPR”.
Altri punti salienti del position paper di SMI sono rappresentati la progressione ragionevole nel tempo degli obiettivi di raccolta, di preparazione per il riutilizzo, riciclaggio e recupero dei rifiuti tessili; l’incentivazione della prevenzione della produzione di rifiuti tessili tramite riutilizzo; la imposizione di un eco-contributo visibile sulle vendite di nuovi prodotti tessili, che dovrebbe essere determinato tenendo in considerazione i costi relativi alla gestione del “fine vita” e modulato sulla base di criteri di prestazione ambientale; l’esigenza di incrementare il livello di trasparenza e di legalità della filiera di gestione dei rifiuti tessili, che dovrebbe costituire un obiettivo prioritario della regolamentazione del “regime EPR” e dell’azione dei Sistemi dei produttori.