Bain & Company: nel 2021 la moda (lusso e premium) sfiora i 280 mld, ritorno al pre-Covid a fine anno
Nel 2021 il comparto moda, considerando i segmenti lusso e premium, ha raggiunto i 279 miliardi di euro. In particolare, il lusso con 163 mld, ha superato i livelli del 2019 (+2%), mentre il livello premium è ancora in ripresa (116 mld) con un calo del 10% rispetto al periodo pre-pandemia: il ritorno ai valori precedenti l’emergenza sanitaria è atteso tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023.
Questi sono alcuni dei dati che emergono dall’analisi elaborata da Bain & Company, presentata il 12 luglio, in occasione della cerimonia di apertura della 35° edizione di Milano Unica, la fiera del tessile e dell’accessorio d’alta gamma, per abbigliamento uomo, donna e bambino.
Nel complesso, nel 2021 la performance del mercato è ancora in calo rispetto al 2019 (-3%). I primi mesi del 2022 registrano complessivamente un recupero, principalmente sostenuto dal dinamismo in America e dal consumo locale in Europa. La Cina, invece, dopo i primi mesi di continua crescita, ha subito un drastico rallentamento della domanda, fortemente ostacolata dalla politica zero-covid iniziata a marzo. Per il comparto moda, ci si attende che anche il segmento premium ritorni ai valori pre-covid tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2023.
In generale, i valori relativi all’abbigliamento, sebbene siano in miglioramento grazie soprattutto grazie al ritorno alla vita sociale, rimangono inferiori rispetto al 2019: le linee femminili, con una quota pari al 23% del fatturato complessivo, registrano un calo del 10%, per quelle uomo, invece, la contrazione è del 13% con un’incidenza del 21% sul giro d’affari dei segmenti lusso e premium.
Per Bain & Company l’attuale ripresa del mercato tessile è guidata innanzitutto dall’aumento della domanda di abbigliamento formale. Il “post-streetwear” è diventato un trend mainstream grazie al cambiamento generazionale, ignari della tradizionale dicotomia casual/formale e favorendo una fusione delle tradizionali categorie casual con quelle più formali. Inoltre, il boom attuale delle cerimonie, posticipate durante la pandemia, sta contribuendo a un forte incremento congiunturale della domanda di abiti. Nonostante ci si attenda una normalizzazione di quest’ultimo fenomeno in futuro, il nuovo abbigliamento eveningwear rimarrà comunque una componente fondamentale nel guardaroba abituale dei consumatori, andando oltre l’utilizzo per occasioni speciali.
Lo studio di Bain & Company evidenzia anche come il recupero del comparto tessile sia impattato anche da un altro fattore: l’attuale situazione di stress della supply chain produttiva. A causa del forte rimbalzo della domanda dei consumatori, e a valle di ordini di acquisto di tessuti più contenuti durante le stagioni precedenti nel 2020-2021 per smaltire le rimanenze accumulate in precedenza, i marchi di moda stanno riapprovvigionando i magazzini di tessuto, ordinando elevate quantità nelle attuali campagne vendita. Inoltre, la situazione complessa della filiera produttiva del tessile, a causa dei ritardi nell’approvvigionamento delle materie prime, dei colli di bottiglia su alcune fasi produttive come la filatura, dovute anche alla chiusura di alcune aziende/sub-fornitori durante la pandemia e alla mancanza di manodopera qualificata per servire una domanda in aumento, ha indotto i marchi di abbigliamento ad anticipare gli ordini per contenere il rischio di ulteriori ritardi nelle consegne.
Infine, il forte aumento dei costi – in particolare di materie prime ed energia – che ha un inevitabile impatto sui listini dei tessuti, sta inducendo buona parte dei brand ad anticipare e accorpare ulteriormente gli ordini, tipicamente più distribuiti e frazionati nella stagione. In questo contesto inflattivo poi, alcuni brand – principalmente nel segmento premium (e mass), e in particolar modo quelli con un’offerta più sbilanciata su varianti di tessuto continuative – non si sono limitati ad anticipare gli ordini per far fronte alla domanda attesa, ma hanno anche ordinato volumi maggiori rispetto al fabbisogno stimato (ovvero facendo over-stocking), con l’obiettivo di prevenire ulteriori rincari.