Terziario Donna- Confcommercio: cresce la sensibilità green delle imprese femminili
Green e sostenibilità sono due parole chiave delle imprese femminili attive nel settore terziario. Il dato emerge da un’indagine svolta da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e presentata il 20 ottobre a Bari durante l’incontro “Imprese femminili e sostenibilità”.
L’evento era la quarta tappa del progetto “Impresa è donna” organizzato da Terziario Donna Confcommercio e dedicato ai temi della parità di genere, della transizione ambientale e digitale, della sostenibilità sociale, del credito e della formazione.
Dall’indagine emerge che nove imprese femminili su dieci ritengono importante adottare misure green per ragioni di sostenibilità ambientale. Inoltre, per il triennio 2022-2024, il 47% delle imprese femminili prevede di fare investimenti orientati a ridurre gli impatti dell’impresa sull’ambiente. Questa attenzione alla sostenibilità ambientale da parte delle imprese ”in rosa” si è accentuata dopo la crisi pandemica e si incrementerà anche alla luce della crisi generata dal conflitto Russia-Ucraina, soprattutto in relazione ai temi dell’autonomia energetica.
La sensibilità ai temi ambientali si spiega anche con la volontà di essere più competitive: il 45% delle imprese femminili che hanno effettuato investimenti in sostenibilità ambientale dichiara, infatti, di prevedere un incremento di fatturato nel 2022 rispetto all’anno scorso. Inoltre, il 22% prevede di incrementare il numero dei propri occupati e il 14% prevede un ritorno ai livelli produttivi pre-Covid.
L’indagine svolta da Terziario Donna Confcommercio con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne rivela anche che la maggioranza delle imprese femminili eco-investitrici ha avviato innovazioni che riguardano il processo produttivo più che la realizzazione di prodotti green. Tuttavia, nel corso degli anni è aumenta la quota di imprese che punta ad entrambe le innovazioni.
In questo contesto, le imprenditrici che non effettuano investimenti in materia di sostenibilità ambientale sono frenate da alcuni ostacoli. Innanzitutto l’insufficienza di risorse finanziarie, segnalata dal 34% delle imprese femminili e dal 20% di quelle maschili; la mancanza di cultura green indicata dal 21% delle imprese femminile e dal 28% delle imprese maschili; la scarsa conoscenza delle agevolazioni pubbliche e alla difficoltà di ottenerle (17% delle femminili e 22% delle maschili).
Infine, le imprese femminili terziarie mostrano una maggiore attenzione alle tematiche legate alla sostenibilità sociale, curando maggiormente il rapporto con i fornitori (31% vs il 27% delle imprese maschili) e con i clienti (27% vs 16% delle imprese maschili).
Commentando i dati della ricerca sulle imprese femminili, la presidente di Terziario Donna, Anna Lapini ha sottolineato che «Anche quando si parla di sostenibilità, le donne, le imprenditrici, dimostrano di essere più avanti, di saper guardare oltre, di aver compreso che non ci può essere sostenibilità ambientale senza sostenibilità sociale ed economica, e viceversa. Ma anche in questo caso le donne scontano condizioni di partenza e di contesto penalizzanti: la maggiore propensione ad intraprendere un percorso green si scontra con l’insufficienza di risorse finanziarie, difficoltà che blocca la transizione ecologica di un’impresa femminile su tre, ma solo un’impresa maschile su cinque. Le politiche e gli strumenti messi in campo da Terziario Donna mirano a rimuovere questi ostacoli».