Confcommercio: dal 2012 al 2022 in Italia chiusi 99mila negozi (-18%)
Confcommercio lancia un grido di allarme: dal 2012 al 2022 in Italia hanno chiuso i battenti 99mila attività di commercio al dettaglio in sede fissa (-18%) e 16mila imprese ambulanti (-17,1%). Nello stesso periodo, invece, cresce il numero di alberghi, bar e ristoranti che dal 2012 al 2022 aumenta di 10.275 unità (+3,2%). Tuttavia questo incremento non riesce a a compensare le riduzioni del commercio.
I dati emergono dalla consueta analisi “Città e demografia di impresa” realizzata dall’Ufficio Studi Confcommercio, in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne.
L’indagine si concentra sui cambiamenti che si sono verificati nel tessuto commerciale di 120 città medio-grandi di cui 110 sono capoluoghi di provincia (escluse le città di Milano, Napoli e Roma perché multicentriche, dove non è possibile, cioè, la distinzione tra centro storico e non centro storico) e dieci sono comuni non capoluoghi più popolosi.
Contestualmente al calo delle attività commerciali, dal 2012 al 2022 in Italia aumenta la presenza straniera sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila), mentre si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila).
L’indagine dell’Ufficio Studi Confcommercio rivela anche che la riduzione delle attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica sono più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune.
A livello nazionale, infatti, nei centri storici dal 2012 al 2022 le attività commerciali in sede fissa calano del 19,4%, mentre nelle altre zone la riduzione è del 17,5%. Per quanto riguarda invece i servizi di alloggio, nei centri storici l’aumento è del 43,3%, contro il +35,4% delle altre aree urbane. Bar e ristoranti riportano un +4%, contro l’1,8% delle periferie.
In questo contesto il Sud è contraddistinto da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord. Nelle regioni meridionali, infatti, dal 2012 al 2022 le attività commerciali con sede fissa situate nei centri storici sono diminuite del 17,6%, contro il 20,5% registrato dal Centro-Nord. Nelle zone urbane diverse dal centro, invece, il calo è del 14,5% contro il 19,4% delle regioni settentrionali.
Infine, sul fronte dell’offerta prodotto, dal 2012 al 2022 i centri storici in Italia hanno visto diminuire le attività specializzate in libri e giocattoli (-31,5%), mobili e ferramenta riportano (-30,5%), abbigliamento (-21,8%). Cresce, invece, il numero di attività commerciali specializzate in servizi e tecnologia: farmacie (+12,6%), computer e telefonia (+10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%).
I cambiamenti e la riduzione dei livelli di servizio offerto dai punti vendita in sede fissa confina con il rischio di desertificazione commerciale delle città dove, negli ultimi dieci anni, la densità commerciale è passata da 9 a 7,3 punti vendita per mille abitanti (un calo di quasi il 20%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare su efficienza e produttività anche attraverso una maggiore innovazione e una ridefinizione dell’offerta. Fondamentale resta l’omnicanalità, cioè l’utilizzo anche del canale online che ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi anni, con le vendite passate da 16,6 miliardi nel 2015 a 48,1miliardi nel 2022.