Confimprese: nel 2023 previste 3mila nuove aperture tra gli associati
Sono 3mile le nuove aperture previste per il 2023 tra gli associati di Confimprese (450 brand commerciali, 90mila punti vendita, 800mila addetti) , contro 650 chiusure. Il dato emerge da un’indagine del Centro studi dell’associazione svolta in collaborazione con Global Strategy. Nell’ambito delle nuove aperture, attività dirette e franchising vantano quote simili. Complessivamente, verranno creati 20mila nuovi posti di lavoro.
Sul fronte dei settori merceologici, l’indagine di Confimprese rivela che le aperture previste per il 2023 porteranno una variazione positiva del 6% per il settore denominato altro retail (servizi), del 5% per il comparto abbigliamento-accessori e del 14% per la ristorazione.
Nell’ambito del settore abbigliamento-accessori, tra gli associati Confimprese il gruppo Teddy (Terranova, Calliope, Rinascimento) con 41 nuovi punti vendita e 89 neoassunti è la catena che apre il maggior numero di superfici. Buone le stime anche per Yamamay, 30 negozi con 95 addetti totali e Compar Bata 30 negozi e 95 persone assunte. Seguono i marchi di gioielleria Morellato con 18 punti vendita e 100 addetti e Stroili Oro con 10 aperture per un totale di 40 neoassunti.
Sul fronte delle location, gran parte delle nuove attività si concentrerà nei centri commerciali. Fortemente penalizzati sia durante la pandemia sia nei primi cinque mesi nel 2021, sono indicati da oltre il 60% delle aziende come canale prioritario per le aperture previste per il 2023. La quota sale al 75% per le aziende del comparto abbigliamento-accessori.
Dopo i centri commerciali, il 62% degli associati a Confimprese indica location come le aree periferiche delle metropoli e le cittadine di provincia. In queste zone si collocano i “negozi di vicinato” diventati riferimento durante la pandemia, anche oggi continuano a intercettare le mutate abitudini d’acquisto dei consumatori, che scelgono questa tipologia di punti vendita per comodità e abitudine consolidata.
Per il 63% delle imprese, le strategie di nuove aperture nazionali hanno risentito dell’attuale situazione di contesto economico-politica internazionale. A risentirne maggiormente è la ristorazione che, nonostante l’andamento positivo del mese di febbraio 2023 (+10,4% vs febbraio 19), soffre il clima di incertezza generale. Lo dichiara il 73% dei retailer, seguito dal 62% del comparto altro retail e dal 50% delle aziende operanti nell’abbigliamento-accessori.
Sulle cause delle 650 chiusure previste nel 2023 pesano principalmente due fattori, diretta conseguenza del Covid, che ha causato mesi di chiusure forzate degli esercizi commerciali: i mancati ricavi denunciati da quasi 1 retailer su 2 (48%) e l’eccessiva onerosità degli affitti, su cui pesano anche gli aumenti Istat, denunciata dal 39% delle insegne. Sono valori in linea con quanto osservato nel 2022. Tra le altre motivazioni, che esulano dal contesto pandemico, si evidenziano il processo di razionalizzazione della rete già in corso da anni (43%), la scadenza del contratto con il franchisee (13%) oppure con l’immobile commerciale (9%).