Con un lancio media dedicato, Slow Fiber si presenta al grande pubblico
Oggi, martedì 9 maggio, la rete Slow Fiber, nata dall’incontro tra Slow Food Italia e 16 aziende virtuose del tessile (Oscalito, L’opificio Serico, Quagliotti, Remmert, Pettinatura Di Verrone, Tintoria 2000, Angelo Vasino Spa, Olcese Ferrari, Tintoria Felli, Manifattura Tessile Di Nole, Holding Moda, Lane Cardate, Italfil, Pattern, Maglificio Maggia, Vitale Barberis Canonico) si presenta al grande pubblico con un lancio media dedicato che coinvolge sia i principali quotidiani nazionali sia il web.
A qualche mese dal debutto avvenuto in occasione del Salone del Gusto-Terra Madre, ora la rete ha una sezione dedicata all’interno del sito di Slow Food. Inoltre risulta tra i sostenitori ufficiali di Slow Food Italia ed è annoverata tra le reti tematiche dell’associazione internazionale.
Poiché l’obiettivo di Slow Fiber è diffondere una nuova etica e cultura del vestire e dell’arredare, la rete presidia anche i principali conali social: Instagram, Facebook e Youtube, strumenti utili per divulgare la conoscenza dell’impatto che i prodotti tessili hanno sull’ambiente, sui lavoratori della filiera e sulla salute dei consumatori.
Fondata da Dario Casalini, amministratore delegato di Oscalito e attuale presidente dell’associazione, la rete propone nell’ambito del vestire e dell’arredamento un percorso analogo a quello di Slow Food, che da anni è impegnata a promuovere un cibo buono, pulito e giusto per tutti. Slow Fiber, infatti, vuole recuperare la consapevolezza e la conoscenza di come vengono realizzati i prodotti; diffondere una nuova etica e cultura del vestire e dell’arredare e operare affinché avvenga un cambio di rotta verso la sostenibilità dell’ambiente e delle persone grazie alla creazione di prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli.
Il Manifesto di Slow Fiber rivendica il diritto di scegliere con cura ciò che acquistiamo, a partire dalla materia prima. Il settore tessile è oggi il quarto più inquinante d’Europa, oltre a essere tra i tre peggiori nell’abuso di acqua e tra i primi cinque per le emissioni di gas serra. Alcuni studi hanno inoltre rilevato che per ogni persona vengono buttati ogni anno 11 kg di rifiuti di origine tessile.
In quest’ottica, il proposito di Slow Fiber è anche quello di ampliare il network, coinvolgendo e invitando aziende italiane e internazionali per incrementare la portata dell’impatto di questo cambiamento rendendolo corale, forte e immediato. Le aziende fondatrici del network si sono autoregolamentate attraverso la creazione di specifici requisiti: KPI qualitativi e quantitativi e una tassonomia propria a marchio Slow Fiber costruita da indicatori che incrociano i principi ESG con gli SDGs e i GRI Europei (a breve EFRAG). Questa autovalutazione ha una doppia funzione: allineare tutte le aziende del network a intraprendere o a rafforzare i propri percorsi di sostenibilità e supportare i nuovi aderenti nella realizzazione di percorsi chiari, trasparenti, misurabili.
Le aziende del tessile italiano che fanno parte di Slow Fiber dimostrano che è possibile creare prodotti tessili, per il vestire e l’arredare, che siano non solo belli, ma sani per chi li usa, puliti perché l’impatto ambientale dei processi produttivi è ridotto, giusti perché rispettano i diritti e la dignità dei lavoratori coinvolti nella loro realizzazione e valorizzano competenze e saperi tradizionali e sono in grado di durare nel tempo, contrapponendosi al concetto di fat-use e fast-fashion.
Le 16 aziende di Slow Fiber sono imprese che vantano una storia importante nel settore della produzione vestiaria e dell’arredamento: oggi impiegano complessivamente più di 1000 persone e raggiungono un fatturato complessivo di oltre 500 milioni di euro.
«Come per Slow Food, anche con Slow Fiber vogliamo proporre una rivoluzione, un cambiamento di paradigma della produzione, del consumo e, quindi, della percezione del tessile, e per farlo non potevamo scegliere partner migliore», afferma Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber. «L’impegno è di farlo con il medesimo rigore scientifico e la medesima attenzione. L’augurio è quello di arrivare, senza fretta, molto lontano, seguendo i passi che Slow Food ha fatto in questi ultimi decenni».