Fismo: in 10 anni chiusi oltre 28mila negozi di moda e accessori
«Chiediamo al Governo un’attenzione maggiore per i negozi di moda e accessori, da sempre parte importante dell’economia del Paese e impulso alla vita dei centri cittadini»: con queste parole Benny Campobasso, presidente di Fismo-Confesercenti, si è rivolto a Valentino Valentini, viceministro delle Imprese e del Made in Italy, a Gianfrancesco Romeo, direttore generale per il mercato e la concorrenza del Mimit, e a Maurizio Casasco, presidente della Commissione bicamerale di vigilanza dell’Anagrafe Tributaria.
Il dialogo si è svolto durante il convegno “Commercio di prossimità settore moda: innovazione, sostenibilità, identità e futuro” organizzato da Fismo, la Federazione dei negozi di abbigliamento Confesercenti, in scena a Roma il 22 novembre.
La richiesta di Campobasso nasce a fronte dei numeri presentati durante il convegno che hanno delineato una fotografia, preoccupante, del settore moda.
Dal 2013 al 2023, infatti, il comparto della moda ha visto ridurre il numero delle imprese del 23,6%, passando da oltre 121mila attività a poco più di 92.500. Di pari passo vanno le aperture di nuovi negozi di abbigliamento e calzature che risultano più che dimezzate rispetto a dieci anni fa: da 5.516 nel 2013 a sole 2.167 nel 2023.
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Al calo delle attività commerciali, si affianca quello delle vendite: nei mesi autunnali il clima con temperature record ha ridotto del 20% il sell out dei capi di stagione. Rispetto al 2019, per il 2023 si stima un calo del 15,2% della spesa media mensile delle famiglie per abbigliamento e calzature che passa da 115 a 97 euro.
Le vendite di abbigliamento e calzature non si sono dunque ancora riprese dal crollo della spesa registratosi nel 2020, a causa della pandemia. Se nel 2022 la spesa per vestiario e calzature segnava un calo di 2,3 miliardi nel confronto con il 2019, anche nel 2023 le famiglie spenderanno, rispetto al pre-pandemia, in media 210 euro in meno per l’abbigliamento.
In un contesto simile per Benny Campobasso risultano fondamentali «Regole comuni per chiunque venda nel comparto, un maggior controllo sull’abusivismo e sull’eccesso di promozioni, che sta distorcendo il mercato, e un regime fiscale agevolato per i piccoli negozi di vicinato, sotto i 400mila euro l’anno di fatturato. Necessaria, inoltre, una revisione delle date di avvio dei saldi di fine stagione, maggiore digitalizzazione per i piccoli, magari usufruendo dei fondi derivanti dal PNNR».