FederModa: nel primo trimestre 2024 vendite moda a -4,2%
Nel primo trimestre 2024 le vendite del settore moda hanno registrato un calo del 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2023. I mesi di gennaio, febbraio e marzo, infatti, si sono conclusi con una riduzione del sell out pari, rispettivamente, al 5%, 4,5% e 3,1%. Questi sono i dati che emergono dal monitoraggio svolto da Federazione Moda Italia-Confcommercio tra i suoi associati.
Al calo delle vendite nel primo trimestre 2024 si aggiunge la costante riduzione del numero di punti vendita. Il settore, con 170.828 attività commerciali e 299.890 addetti, contribuisce ancora in modo significativo alla produzione del Prodotto Interno Lordo, ma negli ultimi quattro anni ha registrato un saldo nati-mortalità negativo di 16.863 negozi di moda e di 13.164 addetti (erano 187.791 con 313.054 addetti al 31/12/2019).
In una nota diffusa il 10 maggio da Federazione Moda Italia Giulio Felloni, presidente dell’associazione, così commenta i risultati registrati nel primo trimestre 2024: «Dal punto di vista delle vendite di prodotti di moda, l’avvio dell’anno e della stagione primavera/estate è stato più complicato del previsto: il dettaglio moda auspica da tempo una ripresa che stenta ad arrivare. Preoccupano e molto l’accelerazione dei tempi della moda, la concorrenza diretta operata da molti brand, gli aumenti delle produzioni e i costi fissi che non accennano a diminuire, nonostante la frenata dell’inflazione».
Federazione Moda Italia: 5 proposte per rilanciare il fashion retail
Per quanto riguarda invece il trend di chiusura dei punti vendita, Felloni ribadisce l’urgenza di misure precise a sostegno del fashion retail e per il rilancio dei consumi: «Per dare l’idea di quanto sta accadendo nelle nostre città, è come veder scomparire nelle nostre vie, strade e piazze, 11 negozi di moda al giorno per tutti i giorni dell’anno negli ultimi quattro anni. […]. Per questo abbiamo chiesto al Tavolo della Moda un intervento urgente diretto al rilancio dei consumi, a partire dalla previsione di un’IVA agevolata per i prodotti di moda sostenibili e Made in Italy o comunque un intervento per la detrazione delle spese per l’acquisto dalle dichiarazioni dei redditi degli italiani. Vanno poi accompagnate le imprese nel processo di ri-generazione anche urbana. Oltre ai sostegni per l’innovazione dei negozi ci aspettiamo l’applicazione della cedolare secca sulle locazioni commerciali attraverso un canone concordato tra locatori e conduttori per ridurre il peso degli affitti; l’inserimento delle attività commerciali storiche nell’Albo delle imprese culturali e creative d’interesse nazionale previsto dalla legge sul Made in Italy in quanto espressione dell’identità culturale collettiva. Nei rapporti con i fornitori occorre trovare un punto d’incontro, un patto di filiera su sostenibilità, concorrenza, tempistiche per pagamenti, consegne dei prodotti e disponibilità della merce».