Moda donna italiana: nei primi 10 mesi del 2021 export a 8 mld di euro (+0,3% sul 2019)
L’industria della moda donna italiana (vestiario femminile, maglieria femminile, camiceria femminile e abbigliamento in pelle da donna) dovrebbe chiudere il 2021 con un fatturato di circa 13,5 mld di euro in crescita del 19,3% sul 2020 che, a sua volta, si era concluso con un -18,9% sull’anno precedente. Rispetto al 2019, lo scorso anno dovrebbe segnare un calo del 3,2%. Tale performance si rivela più positiva rispetto a quella prevista per la moda uomo e diffusa lo scorso gennaio (+11,9% sul 2020, ma -9,9% sul 2019).
Questi sono i dati che emergono dalle prime stime effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda.
In questo risultato un ruolo importante spetta all’export: nel periodo gennaio-ottobre 2021, infatti, le vendite oltre confine dell’industria italiana della moda donna sono aumentate del 19,2% raggiungendo quota 8 miliardi di euro. Tutte le merceologie evidenziano trend positivi: la confezione registra una variazione del +16,7%, la maglieria esterna del +25,3%, la camiceria del +7,3%, mentre l’abbigliamento in pelle del +22,7%. Tale recupero consente alle esportazioni di superare lievemente (+0,3%) il corrispondente livello del 2019, chiuso a 7,962 mld di euro.
Tuttavia, con riferimento ai singoli segmenti di prodotto considerati, i livelli di export del gennaio-ottobre 2021 non sempre raggiungono quelli del corrispondente periodo del 2019. Solo l’export di maglieria donna supera del 10,6% (ovvero di quasi 282 milioni di euro) il dato dei primi dieci mesi del 2019. Al contrario, le vendite estere di confezione e di camiceria femminile risultano inferiori rispettivamente del 4% (-183 milioni di euro circa) e del -13,9% (-70,5 milioni di euro). Chiude l’abbigliamento in pelle al -1,5% in raffronto con l’export pre-pandemico.
Per quanto riguarda i mercati esteri in cui la moda donna italiana è più apprezzata, nel periodo gennaio-ottobre 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020, sia l’area UE sia quella extra-UE, che assorbe il 55,6% dell’export totale, presentano una crescita, con incrementi pari, rispettivamente, al 18,9% e al 19,5%.
I primi 15 paesi di destinazione, in grado di coprire l’81,6% del totale, risultano tutti caratterizzati da aumenti delle esportazioni, con solo due eccezioni: Regno Unito e Giappone.
Al primo posto, con un’incidenza pari al 12,5% sul totale, la Francia mostra un aumento pari al 23,6%; la Svizzera, in primis hub logistico-commerciale per successive riesportazioni da parte delle griffe in altri mercati mondiali, cresce del +17,3%; la Germania, terzo sbocco, archivia una variazione pari al +14,2%. Un tasso di crescita decisamente vivace, pari al +63%, interessa l’export verso la Cina: tale mercato balza così alla quarta posizione dalla nona del gennaio-ottobre 2019 e dalla sesta del 2020. Anche Hong Kong assiste a un aumento delle vendite provenienti dall’Italia, nella misura del +18,9%. Se sommato, l’export verso Cina e Hong Kong – pari a circa 944 milioni di euro nel periodo in esame, sarebbe secondo solo a quello destinato alla Francia (a quota 996 milioni).
Relativamente agli altri sbocchi, gli Stati Uniti, al quinto posto, si confermano uno dei principali mercati per la moda donna italiana, archiviando un +15,9%. Al contrario, il Regno Unito, sesta destinazione, mostra una contrazione delle vendite dall’Italia pari al -11,3%. Andamento favorevole interessa, invece, l’esportazione verso la Spagna, che registra un +17,6%. Su ritmi non lontani, ovvero +15,4%, crescono i flussi settoriali diretti in Russia. Tornando a considerare l’Estremo Oriente, mentre la Corea del Sud sperimenta un incremento del +53,2%, il Giappone cede il -3%. Per completare la rassegna dei primi 15 mercati di sbocco della moda donna italiana, evidenziano un incremento anche i restanti paesi ovvero Polonia (+42,7%), Belgio e Paesi Bassi (rispettivamente +13,8% e +14,8%), nonché Austria (+2,1%).
Rispetto al periodo pre-Covid, però, se si focalizza l’analisi sulle prime dieci destinazioni estere della moda donna italiana, i primi quattro sbocchi ovvero Francia, Svizzera, Germania e Cina hanno ampiamente superato i corrispondenti livelli del 2019; a questi si aggiunge la Corea del Sud.
Di contro, per gli altri sei mercati, quindi Stati Uniti (-12,8%), Regno Unito (-29,2%), Spagna (-5,8%), Hong Kong (-20,1%), Russia (-4,5%) e Giappone (-25%) le vendite italiane risultano ancora inferiori a quelle del gennaio-ottobre 2019.