Federmoda: “A rischio il 10% delle attività commerciali della moda”
Federazione Moda Italia torna a lanciare un grido di allarme per chiedere maggiore attenzione alle attività commerciali della moda che caro energia e inflazione rischiano di mettere al tappeto.
Secondo l’associazione è a rischio chiusura il 10% delle attività su un totale di 178.127 i negozi di moda, tessile, abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori per 293.497 addetti.
A fronte della situaizone attuale, in sintonia con le richieste di Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, anche Federazione Moda Italia si rivolge alle forze politiche e al Governo indicando tre soluzioni fondamentali per la sopravvivenza delle attività commerciali della moda.
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Innanzitutto, si legge nella nota stampa diffusa il 12 settembre, è necessario un intervento immediato sul caro energia per compensare gli insopportabili rincari per i negozi di moda. Il secondo luogo l’associazione richiede un credito d’imposta sui canoni di locazioni commerciale oltre al blocco degli aumenti Istat. Infine, anche per le attività commerciali della moda è indispensabile la riduzione del cuneo fiscale.
«Serve, inoltre, un’assunzione di responsabilità da parte dei fornitori di energia e gas che, in questo periodo, realizzano consistenti utili senza riversarne i vantaggi sulla collettività», dichiara nella nota stampa Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia. «Dopo le restrizioni e le chiusure, peraltro non ristorate in maniera soddisfacente, le bollette di gas e luce sono un ulteriore colpo da knock down per molti negozi che faranno fatica a rialzarsi. Sono costi che impatteranno sicuramente sulla tenuta e sui bilanci delle aziende. Chiediamo, pertanto, alle Istituzioni come dovremo comportarci e chi pagare per primi tra bollette energetiche, tasse, fornitori, affitti, stipendi e servizi. Le attività commerciali della moda si stanno impegnando per contenere i prezzi e rendere appetibili i prodotti destinati a un consumatore sempre più attento e con una capacità di spesa invariata. Basti pensare che ad agosto l’inflazione è schizzata all’8,4%, ma le variazioni tendenziali di abbigliamento e calzature sono aumentate solamente dell’1,7%. Non vogliamo perdere ulteriori vetrine e insegne di negozi svolgono una funzione sociale oltre che economica perché rispondono alle esigenze di aggregazione, di sicurezza e di normalità».