Csp: nel primo semestre ricavi a 47,2 mln di euro (-3%). Segno più per la Francia
Per Csp International Fashion Group il primo semestre del 2019 si è chiuso con ricavi a quota 47,2 milioni di euro, in calo del 3% rispetto allo stesso periodo del 2018.
Il margine operativo lordo (Ebitda) è pari a -3,2 milioni di euro e incide sul fatturato per il -6,8%.
Considerando le diverse categorie merceologiche, nel primo semestre la calzetteria si è mantenuta su valori analoghi a quelli del 2018: 25,3 milioni di euro, contro i 25,4 del primo semestre dello scorso anno. Risultano invece in calo corsetteria e costumi da bagno (12,7 contro 13,5 milioni di euro), intimo e maglieria (9,2 contro 9,7 milioni di euro).
Sul fronte dei vari marchi di proprietà di Csp International Fashion Group, Oroblù ha chiuso il periodo considerato a quota 7,6 milioni di euro (8 milioni nel 2018), Lepel si mantiene su valori stabili con ricavi a 4,6 milioni di euro (4,7 nel 2018), mentre i ricavi di Perofil sono stati pari a 3,4 milioni di euro (3,6 nel 2018).
Sul fronte delle aree di mercato, invece, la Francia vede crescere i suoi ricavi a 23,5 milioni di euro, l’Italia invece passa dai 18,7 milioni di euro del primo semestre 2018 ai 17,2 milioni del 2019. In generale, l’Europa ha chiuso il periodo a 5,7 milioni di euro.
Infine, nel periodo gennaio-giugno 2019, la Capogruppo ha registrato un fatturato di 26 milioni di euro (-9,4%).
In una nota stampa diffusa il 27 settembre, così il Consiglio di amministrazione di Csp International Fashion Group commenta i risultati del semestre, per quel che riguarda il mercato italiano: “Sul fronte nazionale si conferma la dinamica negativa dei consumi delle famiglie in relazione alle merceologie di riferimento, che peraltro risentono della cronica difficoltà del trade e della dinamica negativa dei consumi, sempre più orientati verso gli acquisti presso le catene monomarca retail specializzate e su prodotti offerti a prezzi fortemente scontati e di qualità inferiore. In ottica futura, la situazione di mercato sopra descritta, nonché la struttura e la tendenza evolutiva dei consumi, rendono necessaria una profonda razionalizzazione della gamma di prodotti offerti nell’ambito dei vari brand del Gruppo con i conseguenti interventi sui costi di struttura, così da rispondere alle mutate esigenze dei consumatori e del mercato oltre che a riallineare l’equilibrio economico dell’intero Gruppo”.