Dal 2008 al 2019 nei centri storici italiani le attività commerciali sono diminuite del 14%
Dal 2008 al 2019 in Italia il numero attività commerciali al dettaglio in sede fissa è diminuito di 69.682 unità. In termini percentuali la riduzione è del 12,1%. Al calo dei punti vendita fa da contraltare l’aumento di alberghi, bar e ristoranti: nello stesso periodo, infatti, il numero di queste attività è cresciuto di oltre 49.300 unità (+16,5%). Non sono migliori i risultati relativi al commercio ambulante: dal 2008 al 2019 sono circa 14mila le imprese che hanno cessato la loro attività (-14,2%).
Questi sono alcuni dei dati che emergono dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio e presentata lo scorso 18 febbraio.
L’indagine considera 120 comuni italiani: 110 comuni di medie dimensioni e capoluoghi di provincia e dieci comuni non capoluogo più popolosi. Lo studio, inoltre, analizza i trend di aperture e chiusure di attività commerciali differenziando tra Centri Storici e Non Centri Storici: nel periodo 2008-2019 sono soprattutto i primi a soffrire di più (-14,3% contro l’11,3%), in particolare al Centro Sud (-15,3%). Nelle regioni del Centro Nord, invece, nei centri storici il calo del numero delle attività commerciali in sede fissa è del 13,7% e del 12% nei centri non storici.
In particolare, nel periodo considerato nei centri storici è a doppia cifra il calo riportato dalle attività commerciali in sede fissa specializzate in vestiario e calzature (-17,1%), libri e giocattoli (-25,9%), carburanti (-30,1%), mobili e ferramenta (-25,2%). Crescono invece le farmarcie (+40,6%) e i punti vendita di pc e telefonia (+25,6%).
I risultati che emergono dalla ricerca dimostrano che l’espansione dei consumi, che nel nostro Paese negli ultimi 11 anni è quasi nulla, non ha alcun impatto sulla crescita del numero di attività commerciali: le imprese soddisfano la maggior domanda con incrementi di efficienza dal punto di vista organizzativo e potenziando la propria attività dando più servizi al consumatore, utilizzando internet.
Nei periodi di riduzione dei consumi, invece, il numero di esercizi commerciali in sede fissa diminuisce perché la scomparsa di una quota di domanda espelle dal mercato le imprese più deboli. Infine, l’incremento dei consumi nella provincia di riferimento favorisce prevalentemente un aumento delle attività commerciali al dettaglio nei centri storici: se le aspettative sono positive e l’imprenditore può scegliere, a parità di condizioni sceglie di aprire o di rimanere nel centro storico.